A Coco Schumann il jazz gli salvò la vita. Oggi fa 88 anni

Foto scattada da Mj alla festa degli 80 anni

Oggi, 14 maggio, vorrei fare gli auguri al chitarrista tedesco Coco Schumann. In pochi lo conoscono. Forse oggi qualcuno in più dopo che alcuni anni fa è uscita una sua autobiografia. Una vita straordinaria che oggi, all’età di 88 anni, può ancora raccontare. Grazie al jazz. Già perché fu proprio questa musica a salvargli la vita e a tirarlo fuori dai lager nazisti. Otto anni fa mi trovavo a Berlino per lavoro e in occasione dei suoi 80 anni partecipai alla sua festa di compleanno che gli venne organizzata nello splendido scenario del parco del museo ebraico. Fu allora che lo conobbi e che mi venne raccontata la sua storia.

Era da qualche anno che non prendeva in mano la chitarra. La velocità delle sue dita era certo un po’ piegata dal peso del tempo. Ma lo swing che aveva nell’anima e nella memoria pulsiava come ai tempi dei Ghetto Swingers.

Ecco un breve ritratto della sua storia.

Heinz Jacob Shumann è nato a Berlino il 14 maggio del 1924 e in quanto metà giudeo ha dovuto imparare a crescere davvero velocemente. Il suo amore per la musica lo ha aiutato: nel 1936 era già infettato dal virus dello swing e ancora non si è curato. Il 1936 a Berlino significa i giochi olimpici ma anche un po’ più di libertà per quella che fu chiamata con un po’ di ritardo “Niggermusic”. Coco, come fu chiamato presto, è stato il primo unico “fence guest” nelle grandi sale da ballo di quei giorni, ascoltato per esempio al grande “Swing – Idol Teddy” a Delfi. Ne fu presto una parte, avendo imparato a suonare, affrontò un’unica scuola, la carriera, cosa che oggi potrebbe essere quasi impossibile. Un aspetto fondamentale quindi fu il suo speciale feeling per lo swing. Proprio quel feeling per il quale fu invidiato da molti giovani chitarristi. Fu perseguitato nel tempo da apparenze vietate e nascoste nei tribunali e nei seminterrati di Berlino e,in seguito a una denuncia, da un arresto e infine rinchiuso nei campi di concentramento di Theresienstadt, Auschwitz, Dachau. Egli sopravvisse solo con l’aiuto della sua musica, sia come parte dei “Ghettoswingers” a Theresienstadt, sia quando fu costretto a suonare la canzone “La Paloma” per la 20° volta ad Auschwitz. Per molti anni non ha voluto parlare di queste esperienze ma oggi vede come un obbligo combattere contro la dimenticanza di questi tempi. Dopo la guerra, si è riavvicinato alla scena jazz, ha suonato con Helmut Zacharias, è diventato il primo musicista tedesco con una chitarra elettrica, e infine emigrato in Australia per tornare indietro dopo pochi anni. Coco Shumann non ha mai catalogato la sua musica rigidamente e inoltre non ha mai avuto problemi con forme più comuni di musica. Così ha accompagnato la storia della musica popolare tedesca, le registrazioni in alcune stazioni radio ed anche il proprio lavoro di compositore. Qualsiasi cosa faccia, sia che suoni ai concerti jazz sia nelle sale da ballo, resta sempre fedele al suo pubblico e a se stesso: la musica è la cosa più importante.

Coco alla festa degli 80 anni (foto Mj)

Per un approfondimento consiglio “Musica degenerata”, di Mike Zwerin in cui viene approfondito il rapporto fra jazz e nazismo nel periodo fra le due guerre.

Auguri Coco, anche se non ti ho stretto la mano la sera del tuo compleanno, ho suonato con gli occhi la tua musica.

MisterJazz

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